La scienza dell’ottimizzazione del testosterone
- Martin Bechtle
- 26 feb
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 28 ago
Nel precedente articolo “Il ruolo del testosterone nell’uomo” abbiamo analizzato la fisiologia del corpo maschile e il ruolo degli ormoni sessuali. Se non l’hai ancora letto, ti consigliamo di farlo per comprendere appieno gli argomenti qui trattati.
Il declino con gli anni
L’evidenza statistica ci mette davanti ad un fatto innegabile: con il passare degli anni, i livelli di testosterone nell’uomo tendono inesorabilmente a calare. Quello che non tutti sanno, è che questo calo si registra non solo con l’invecchiamento dell’individuo, ma anche nei giovani adulti di oggi, se paragonati a quelli di qualche decennio fa.
Secondo uno studio del giornale scientifico Urology Times, dal 1999 al 2016 si è registrato un calo costante dei livelli di testosterone in uomini di ogni fascia di età.
Non è possibile affermare con certezza quali ne siano le cause, ma tra i principali sospetti si annoverano:
maggiore uso giovanile di droghe
maggior sedentarietà rispetto al passato
tossine ambientali
esposizione a fitoestrogeni e microplastiche
Mentre alcuni di questi aspetti sono soggetti al nostro controllo, come l’esercizio fisico, la nutrizione e lo stato di salute generale, altri dipendono ormai da un ambiente meno sano rispetto al passato.
A questo si aggiunge il normale processo di invecchiamento, che porta ad una riduzione marcata dei livello di testosterone libero nel sangue.

Come si può osservare da questa figura, estrapolata da uno studio del London Endocrine Centre, il livello di testosterone totale cala in maniera graduale a partire dai 29 anni. É importante capire che il testosterone biologicamente attivo, tuttavia, non è quello totale nel sangue, bensì quello in forma libera, ossia non legato alla sua proteina di trasporto, l’SHBG. Per ragioni poco note, questa proteina tende ad incrementare notevolmente col passare degli anni, determinando un calo quasi esponenziale del testosterone da un decennio all’altro. A 50 anni, l’uomo medio presenta una riduzione del 25% del testosterone libero rispetto al suo picco giovanile. A 60 anni, rimane in media soltanto la metà del testosterone libero, fino a dimezzarsi ulteriormente nell’anzianità.
L’inadeguatezza dei parametri di laboratorio
Fino ai primi anni 2000, i valori normali di testosterone totale dei laboratori analisi rientravano tipicamente nell’intervallo fra 350 e 1000 ng/dL.
Con il cambiamento della statistica fra la popolazione, le linee guida andrologiche si sono adattate e hanno aggiustato i parametri al ribasso, a 300-900 ng/dL intorno al 2010 e più recentemente addirittura a 240-830 ng/dL.
Se da un lato è chiaramente necessario ridefinire il concetto di normalità in base alla realtà della società attuale, dall’altro pone dei limiti discutibili alla possibilità di diagnosticare un livello sub-ottimale di testosterone nell’uomo moderno. Senza considerare che l’intervallo non fa alcuna differenza fra la fascia giovanile e quella anziana, per cui, paradossalmente, un uomo di 40 anni che inizia ad accusare i primi sintomi di testosterone basso, potrebbe essere definito “normale” poiché i suoi livelli sono compatibili con quelli dell’ottantenne medio.
Le cause del calo con l’età
La causa principale del calo dei livelli ormonali è il normale processo di invecchiamento, che determina una riduzione dell’efficienza dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi (vedi il nostro precedente articolo al riguardo). Da una parte, l’ipotalamo ritiene che siano necessarie minori concentrazioni di ormoni sessuali per l’adeguato funzionamento del corpo, dall’altra diminuisce anche l’efficienza dei testicoli, che hanno bisogno di maggiore stimolo e talvolta non riescono a soddisfare interamente il bisogno. Infine, alcuni studi riscontrano anche un aumento dell’attività dell’enzima aromatasi, che determina un incremento della conversione in estrogeni, i quali esercitano un forte feedback negativo sull’ipotalamo.
Non a caso, l’uomo anziano tende a sviluppare caratteri sessuali più distintivi di un’azione estrogenica, come l’accumulo di grasso sulla mammella.

Il circolo vizioso dell’obesità
Un’altra condizione che porta all’eccessiva aromatizzazione di testosterone in estradiolo è il sovrappeso. Questo può talvolta creare un circolo vizioso, per cui l’uomo in sovrappeso presenta livelli di testosterone sub-ottimali, che aumentano ulteriormente la probabilità di ingrassare oltre.
I livelli ottimali
L’intervallo di riferimento in uso oggi è di 240-830 ng/dL per il testosterone totale. Come spiegato nei paragrafi precedenti, questo rappresenta una riduzione rispetto a ciò che era considerato normale fino a qualche anno fa (350-1000 ng/dL), e non tiene in considerazione né le diverse fasce di età, né la porzione libera del testosterone.
I benefici
Il gold standard per il dosaggio del testosterone oggigiorno è considerato il calcolo del testosterone biodisponibile, attraverso i dosaggi di testosterone libero, SHBG e albumina. Rientrano nella casistica dei candidati alla terapia sostitutiva pazienti che presentino:
livelli ipogonadici secondo l’intervallo di riferimento
livelli di testosterone nella metà inferiore dell’intervallo (< 500 ng/dL) in concomitanza di uno più sintomi:
riduzione della libido
astenia
disturbi dell’umore, irritabilità
calo della motivazione
difficoltà di concentrazione
difficoltà erettile
riduzione della massa muscolare
difficoltà ad incrementare la massa muscolare
difficoltà a dimagrire
L’obiettivo della terapia deve essere riportare il testosterone nella metà superiore dell’intervallo di riferimento, con dosaggio effettuato a metà fra una somministrazione e l’altra. Per esempio: prelievo dopo 3-4 giorni in caso di iniezioni settimanali.
Fermo restando che:
si consiglia fortemente al paziente di tentare dapprima con un approccio salutistico a 360 gradi in caso di vita sedentario, con esercizio fisico regolare e adeguato supporto nutrizionale
nel caso in cui ci sia una patologia alla radice del problema, impostare una terapia specifica, che non necessariamente richiede una terapia sostitutiva
Effetti collaterali e falsi miti
Gli effetti benefici di una terapia sostitutiva di testosterone comprendono:
miglioramento della densità ossea
facilitazione del dimagrimento
facilitazione del mantenimento o accrescimento della massa muscolare
incremento di energia e motivazione
incremento della libido
potenziali effetti rinvigorenti sul tono dell’umore
La scelta terapeutica
Primum non nocere: “per prima cosa, non nuocere”, è uno dei principi cardine della medicina moderna. Come ogni terapia, in alcuni casi possono presentarsi effetti collaterali, tra cui alcuni transitori quali pelle grassa e acne, e alcuni persistenti quali:
incremento della produzione dei globuli rossi o della viscosità del sangue
accelerazione del progredire di una eventuale ipertrofia prostatica in caso di predisposizione
accelerazione del progredire dell’alopecia androgenetica, anche questo solo in persone geneticamente predisposte
riduzione o perdita della fertilità e riduzione del volume testicolare
É importante notare che questi effetti vengono minimizzati tramite una terapia opportuna, che non provochi picchi sopra fisiologici di testosterone ematico, e alcuni si manifestano solo su persone predisposte geneticamente e con condizioni pre-esistenti.
Di contro, ci sembra doveroso sfatare una serie di falsi miti, alla luce dei dati scientifici che abbiamo oggi a disposizione.
Il testosterone provoca tumore alla prostata. Falso! Numerosi studi scientifici hanno provato la totale assenza di causalità fra la terapia ormonale e il rischio di tumore alla prostata.
Il testosterone fa cadere i capelli. Falso! La caduta dei capelli è una questione di predisposizione genetica, e tutt’al più può essere accentuata da una eventuale terapia. Esistono inoltre terapie specifiche per l’alopecia maschie a base di soluzioni topiche.
Il testosterone fa diventare aggressivi. Falso! Questo capita soltanto a dosaggi elevatissimi in alcuni soggetti che ricorrono al doping. Il dosaggio fisiologico migliora anzi il benessere psicologico maschile.
Il testosterone danneggia fegato e reni. Falso! Il testosterone è tossico per il fegato solo nelle vecchie formulazioni orali degli anni 70-80, ormai in disuso al di fuori del doping. Non esiste inoltre alcuna evidenza a supporto di un eccessivo carico renale a dosi fisiologiche.
Il testosterone aumenta il rischio cardiovascolare. Falso! Sotto stretto controllo medico è possibile individuare immediatamente una risposta sfavorevole in termini di profilo lipidico (colesterolo HDL/LDL), viscosità del sangue e pressione arteriosa. Nei rari casi in cui si presenta la problematica, è possibile sospendere o adeguare la terapia. Inoltre, gli studi moderni dimostrano che la terapia sostitutiva non ha effetti negativi su un cuore sano. L’unica casistica di patologia indotta riguarda i pesisti che ricorrono al doping, i quali presentano tipicamente un ipertrofia del ventricolo sinistro non riscontrata invece a dosaggi terapeutici.
Esistono ad oggi diverse opzioni per la somministrazione di testosterone negli uomini. In Italia abbiamo a disposizione:
formulazioni in gel ad applicazione giornaliera
formulazioni iniettabili con diverse durate di azione
In altri paesi sono disponibili anche formulazioni orali, patch gengivali e impianti sottocutanei.
Il prezzo dei farmaci varia in base alla comodità di utilizzo, con prezzi più alti per i gel e per le formule iniettabili a lunga durata, e più bassi per formule iniettabili a breve durata.
Per approfondire l’argomento, visita la sezione Terapia Gold Standard.



